Don Peppino Diana, un prete affamato di vita & “Il Dovere della Scemenza”

Fare ricorso alla memoria, ci aiuta a continuare nel tempo fatti, ricordi, situazioni belle e divertenti, ma anche tristi se non addirittura trammatiche. Con la presentazione del libro del prof. Sergio Tanzarella su don Peppino Diana, vogliamo ricordare la vita di un prete don Peppino appunto.

Don Peppino non è stato fuzionario del sacro, un asettico distributore di sacramenti e certificati, un burocrate della religione, un indiffetente celebrante di morti ammazzati. Annunciando il Vangelo in terra di omicidi e violenza come prete non ha potuto predicare la rassegnazione. Don Peppino avevail senso della missione in quanto parroco al quale è affidato un popolo e per quel popolo mette in conto la propria vita.

A questa bella ed edificante storia, vivremo la Veglia, in stile scout, “il Dovere della scemenza”. Testo preparato anni fa a più mani (Luigi Perollo, Roberto Alajmo e Francesco Bonanno) in occasione del 25° anniversario delle stragi mafiose a Palermo. Pubblicato su: Sicilia Scout, anno XXVII, n. 2 – Ottobre 20218

“Secondo i canoni della nostra civiltà, essere scemi non è una gran bella cosa anche perchè ci si ritrova inevitabilmente sempre collocati dalla parte dei perdenti, un po’ come gli eterni sognatori, gli illusi ad oltranza, gli idealisti incrollabili, i boy scout che fanno attraversare la strada alla vecchina di turno. L’unico complimento che uno scemo può ricevere è quello di essere un ingenuo, una persona innocua e, proprio per questo, insignificante in un mondo che è diverso, più compliecato, difficile, spesso cattivo e violento.

Eppure la scemenza serve, eccome.

Ci è servita per ricordare che ha perso la vita in una battaglia spesso impari, ma combattuta nonostante tutto. Ci è servita per ricordare alcuni testimoni di un impegno vissuto sempre con coerenza, anche se spesso con la consapevolezza di togliere l’acqua all’oceano con un cucchiaino. Ci è servita per non perdere la memoria di un impegno che – per chi sceglie di educare in calzoni corti – è una scelta di vita. La “scemenza” di alcuni, tra i diversi personaggi, che verranno raccontati da chi li aveva conosciuti bene, ci è sembrata così vicina a quella “sana follia” che solo gli uomini di forti ideali e di solidi contenuti riescono a trasformare in lievito per arricchire e migliorare ciò che sta attorno. Possedere questo tipo di scemenza, ci è sembrato quindi un dovere”. (Dall’introduzione di Luigi Perollo, Elogio della scemenza, settembre 2018).

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